Diverse novità fiscali sono in arrivo per i lavoratori italiani. Il programma di semplificazione del rapporto tra fisco e contribuenti, da tempo atteso dai professionisti e promosso dallo stesso Governo, sta per essere avviato. I professionisti sembrano essere maggiormente coinvolti. Infatti, a partire già dall’anno corrente, potrebbero essere aboliti gli studi di settore, nati come strumento per la determinazione dei compensi di molte classi professionali, come avvocati, commercialisti e notai, e rivelatisi essere un sistema discutibile per la valutazione reddituale dei contribuenti. Nato 20 anni fa, lo studio di settore ha lo scopo di raccogliere, sistematicamente, dati che caratterizzano l’attività e il contesto economico in cui, l’impresa o il lavoratore, opera. Questi dati generici, spesso, possono non coincidere con la realtà, motivo per cui sono considerati superflui da molti Ordini professionali. E’ in arrivo, quindi, un lavoro di semplificazione degli studi di settore che, per i liberi professionisti, dovrebbe comportare notevoli cambiamenti: riduzione dei modelli di riferimento degli studi di settore da 204 a circa 170, abbandono dei cluster (gruppi omogenei che indicano le stime di ricavi e compensi) sostituiti con i Mob, modelli organizzativi di business utili a semplificare l’intero sistema di rilevazione dell’attività produttiva.